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Karate-Dō

Il termine Karate-dō si compone delle parole Karate e Dō.

Dō si compone dell'ideogramma del piede che simbolizza l'andare, il camminare, il mettersi in marcia, è l'immagine semplificata di una testa con capelli, un capo, un condottiero, il senso è quello di orientarsi verso qualcosa o qualcuno. L'ideogramma completo si compone di un cammino, una via tracciata dal capo del clan e quindi per estensione il principio a cui occorre attenersi, la regola, la dottrina e per astrazione la VIA.

Il Karate-dō secondo il sensei Gichin Funakoshi è la corretta interpretazione del Karate ed il suo giusto impiego; è il cammino per raggiungere il Satori o illuminazione (comprensione del significato oggettivo della vita) attraverso la pratica della difesa a mano nuda.

La via del Karate è un percorso per il perfezionamento e l'automiglioramento della tecnica, poiché in tal modo si migliora anche se stessi. Il Karate-dō mira internamente ad allenare la mente e a sviluppare una coscienza chiara cosicché si possa affrontare sinceramente ed autenticamente il mondo.

La mente e la tecnica devono divenire un'unica cosa nel Karate-dō, il Dō, la via, è molto più della tecnica, più dell'arte (Jutsu): una via, un lento e misterioso cammino dell'essere verso la propria perfezione, il proprio compimento. Si deve superare lo sport, il fatto fisico e l'arte altrimenti si resta nel contingente, nell'incompiuto, nel superficiale. Il Karate praticato solo come sport ha come obiettivo la vittoria nella gara mentre il Karate-dō quello di vittoria nella vita.

 
 

 

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